29 novembre 2009

Old Man Logan — Recensione

Attenzione: a chi non legge in originale e sta seguendo Old Man Logan sulle pubblicazioni Panini, consigliamo di rimandare ai prossimi mesi la lettura di questa recensione.


Mark Millar ci porta cinquant'anni nel futuro, in un mondo senza eroi, privo di Capitan America, Vendicatori, X-Men, F4; tutti uccisi in una guerra lampo scatenata dai maggiori super cattivi Marvel, inferiori per forza ma superiori per numero e organizzazione.

Wolverine, l'uomo più pericoloso del mondo, non esiste più, devastato da un terribile evento accadutogli all'inizio della succitata guerra. Resta solo Logan, contadino segnato dagli eventi e accigliato come Clint Eastwood che conduce una vita tranquilla e totalmente pacifica nella sua fattoria di Sacramento insieme alla moglie Maureen (ovviamente rossa di capelli) e ai figli Scottie (diavolo di un Millar) e Jade. Il terreno sul quale hanno edificato la loro casa e la California tutta vengono ora chiamate "Hulkland" e sono in mano a un Bruce Banner pazzo e incestuoso e alla sua forzuta progenie, una banda di redneck zotici e verdi di raggi gamma che riscuote ogni mese il pizzo agli inermi cittadini, famiglia Logan compresa. Pena per il mancato pagamento: venire ingurgitati vivi, nel migliore dei casi.

Pur disprezzando visceralmente i Banner, Logan decide di accettare passivamente i loro soprusi — quando non può pagare la tassa mensile, si fa pestare a sangue dagli Hulk davanti alla famiglia promettendo di trovare i soldi e rimediare all'inadempienza versando loro il doppio della somma. Fortunatamente un vecchio amico bussa alla sua porta: Clint Barton, vispo ultraottantenne reso cieco dal glaucoma, ha bisogno dei sensi ancora acuti dell'artigliato per intraprendere un viaggio attraverso il Paese e consegnare un pacco molto speciale. La ricompensa per il lavoretto è alta, a Logan servono i soldi quanto a Millar serve una scusa per raccontare il suo road movie colmo di eccentriche trovate. Così il vecchio canadese accetta e i due partono a bordo della tamarrissima Spider-Mobile.


Dopo aver dato uno scopo ai personaggi coinvolti, Millar entra nel vivo della narrazione raccontandoci un futuro post-apocalittico ricco di infiniti spunti, come fatto da George Miller nei suoi Mad Max — Logan si sposta tra lande desolate e città assediate, sopravvivendo alla minaccia sotterranea degli Uomini Talpa, alla banda del nuovo Kingpin e alla figlia ambiziosa di Barton, a un T-rex della Terra Selvaggia fuso col simbionte alieno che dava origine a Venom, per arrivare allo scontro finale col folle Hulk.

Proprio come nei film di Miller, un universo narrativo potenzialmente enorme, illustrato nei minimi particolari dalle matite di Steve McNiven (già in tandem con lo scrittore scozzese su Civil War) e proprio come Max Rockatansky, Logan si ritrova coinvolto in situazioni assurde e pericolose dal quale non può tirarsi indietro per un senso di giustizia dissepolto misto a puro istinto di autoconservazione; un viaggio di morte e rinascita.

Old Man Logan è l'adrenalica storia di uomo sconfitto in un mondo sconfitto, che arriva alla sua redenzione attraverso città distrutte, corpi squartati e tanta, sana baldoria; perfetto per essere adattato e portato al cinema.

UDPATE: di seguito le informazioni per le pubblicazioni italiane dell'opera.



OLD MAN LOGAN
di Mark Millar, Steve McNiven

Pubblicato su:
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