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22 luglio 2022

Insuperabili X-Men '97



"Guarda, guarda là, c'è un gruppetto di mutanti"

Il primo vero progetto mutante dei Marvel Studios non sarà un film in live action ma un prodotto realizzato in animazione mista 2D/3D. Una serie dal nome per nulla creativo: X-Men '97.

Ma che diavolo è X-Men '97 e perché la cifra nel titolo? Si tratta del revival di X-Men: The Animated Series, il cartone animato che negli anni '90 fece conoscere Ciclope e co. in tutto il mondo; insomma, un classico della cultura pop.



Headmaster Magneto is in da house

Al San Diego Comic-Con sono state mostrate alcune immagini di X-Men '97 ed è subito chiara la direzione presa da chi la sta producendo: totale continuità con X-Men: The Animated Series, sia per storia che per estetica.

Spulciando in rete si possono trovare foto su foto scattate all'evento di San Diego. A parte Xavier — che nel finale della serie originale spariva con Lilandra verso l'impero Shi'ar — ci sono tutti, cast principale e comprimari, con lo stesso design intramontabile del periodo Jim Lee, leggermente riveduto e rinfrescato.



D'accordo la cresta ma gli stivaloni sopra il ginocchio spaccavano

Magneto è il nuovo capoccia della scuola per giovani dotati. Per lui, invece, un cambo di look (momentaneo) radicale: costumino magenta, guanti ascellari e vistosa M come in The Trial of Magneto! dalle pagine di Uncanny X-Men #200.

Non ci sono ancora filmati di X-Men '97 ma i modelli mostrati a San Diego sembrerebbero scolpiti in 3D simulando l'estetica di un disegno tradizionale. E allora mettetevi comodi — velocissima lezione non richiesta di cel-shading!



Il modello poligonale di Axl Low da Guilty Gear Xrd

Lo scopo del cel-shading nell'animazione 3D è quello di simulare la tecnica del rodovetro, un foglio di acetato trasparente dipinto con una colorazione a tinte piatte, dove il contrasto tra luci e ombre è sempre netto e mai fotorealistico.

Ai modelli 3D viene spesso applicato un bordo scuro per richiamare il tratto naturale dell'inchiostratura e risultare molto più simile a un cartone animato dell'era pre-digitale, oltre a vari effetti visivi come filtri, aberrazioni cromatiche e grane fotografiche.



Disegno ⭢ luce diffusa ⭢ cel-shading

Nel mondo videoludico l'utilizzo del cel-shading ha dato vita a prodotti dall'aspetto visivo perpetuo: andatevi a vedere qualche esempio di gioco da Borderlands, Legend of Zelda: Windwaker, Okami, Jet Set Radio o Guilty Gear Xrd.

Rassicura sapere che il team di artisti dietro X-Men '97 è capitanato da una disegnatrice di grande talento come Amelia Vidal; suoi anche alcuni dei design visti nella recente What If...?, altra serie animata col bollino Marvel Studios.


Rogue, Wolverine e Gambit illustrati da Amelia Vidal nel 2018, ben prima di essere scelta come lead designer su X-Men '97.

X-Men '97 dovrebbe sbarcare sul servizio di streaming video Disney+ alla fine del 2023. Grande fomento tra gli appassionati anche per il ritorno del cast di voci originali, a venticinque anni di distanza dall'ultimo episodio di X-Men: The Animated Series.

Per ora non ci sono dati concreti sul numero di episodi o eventuali stagioni. Appena uscirà un trailer o uno straccio di filmatino saremo felici di continuare a speculare su tutti gli elementi tecnici che compongono la nuova, nostalgica, serie mutante Disney.

14 maggio 2018

Deadpool 2 — Recensione

Attenzione: la seguente recensione contiene spoiler e un'altra foto buffa di Rob Liefeld con la solita didascalia scema.



L'avete capita? Fa ridere? Ehehehe :-[

Wade Wilson/Deadpool/Ryan Reynolds, dopo essersi ricongiunto con la cara Vanessa alla fine della precedente fatica, è diventato il mercenario più richiesto su piazza: incredibilmente letale, sorretto da un fattore mutante che lo rende insopprimibile e una parlantina che lo rende insopportabile. La personificazione definitiva del concetto di respawn.

Proprio per le qualità elencate, Wade si è fatto un bel po' di nemici, così un martedì sera qualunque una banda di criminali rancorosi gli entra in casa per regolare i conti e Vanessuccia bella viene colpita a morte durante la colluttazione. Distrutto dal senso di colpa, Wade prova a togliersi la vita con metodi estremi à la Wile E. Coyote così da raggiungere l'amata nell'aldilà. Tentativi di suicidio, tutti naturalmente falliti.



Deadpool 2: un film sulla famiglia più convincente di Fast & Furious 8

Deadpool del 2016 colpiva per la sua genuina scanzonatezza farcita di gag spesso ripetitive e non brillantissime ma funzionali a una storia lineare piena di cuore che il pubblico di riferimento, quello americano, ha premiato portandolo a essere il secondo film vietato ai minori (non accompagnati) per incassi, dopo The Passion of the Christ del fuorissimo Mel Gibson. Clap clap clap.

Deadpool 2 è, essenzialmente, il primo film col doppio del budget. Ci sono però alcune importanti novità: stavolta dietro la macchina da presa troviamo il navigato stuntman David Leitch, già al timone di successi action come John Wick e Atomic Blonde; si unisce al cast originale Josh Brolin nel ruolo di Cable, un gigante di carisma nonostante il suo soldato cibernetico sia per stazza la metà dalla controparte a fumetti.



"Josh, il reparto costumi mi ha assicurato che sarai pieno di taschine!"

In breve: dopo la morte di Vanessa, il Nostro trova conforto nella bromance col buon Colosso ed entra ufficialmente nelle fila degli X-Men in veste di recluta. Quando il giovane Russell, interpretato dal monocorde Julian Dennison, si ribella ai suoi aguzzini in un losco istituto di riabilitazione per mutanti, Deadpool cerca di riportare l'ordine come farebbe un eroe, fallendo miseramente. Spediti entrambi in un carcere di massima sicurezza per gente coi poteri, DP (double penetration, se volete) si rende conto che ridare speranza al turbato Russell può lenire anche il suo di trauma.

Ma ecco che entra in scena Cable, una macchina da guerra monoespressiva stile arrivata dal futuro stile T-800, la quale missione è eliminare — colpo di scena — il nuovo amichetto quattordicenne di Deadpool. Volano pugni, spari, esplosioni; DP evade, Cable si lecca le ferite, Russell si allea col Fenomeno e giura di vendicarsi di coloro che gli hanno tolto l'innocenza. Il ragazzino c'ha rabbia ed è pronto a fare un bordello.



Firefist: adolescente mutante col potere di generare 🔥 🖕 🔥 dalle mani

Le menti dietro Deadpool 2 infilano nella pellicola anche un paio di scelte insaspettate, molto apprezzate: tra tutte l'introduzione di X-Force e il suo conseguente, tragicomico sviluppo. Vecchie e nuove facce si susseguono su schermo come in una lunghissima sketch comedy fatta di personaggi grotteschi e marci. Conosciamo Shatterstar, Vanisher, Zeitgeist, Bedlam e Peter. Resta impressa la Domino della brava Zazie Beetz, migliore aggiunta al cast insieme al sopracitato Brolin.

Effetti speciali, scenografie e costumi elevano il valore produttivo della pellicola che non sfigura troppo di fronte a una qualsiasi fuoriserie Disney/Marvel Studios; totalmente promosso il design aggiornato dell'uniforme nero-gialla indossata dalla perennemente infastidita Testata Mutanta Negasonica di Brianna Hildebran. Importante upgrade anche sui titoli di testa che mischiano l'umorismo stupidino visto nel primo film all'immaginario bondiano, il tutto accompagnato dalle soavi note di Ashes della divina Celine Dion.



The X-Pendables: un piccolo gruppo internazionale di esperti mercenari

Gran finale: dopo una rocambolesca sequenza su strada veniamo a sapere che nel futuro di Cable, il piccolo Russell è diventato un villain infamissimo e tra la tante vittime cadute sotto i colpi dei sui proiettili di fuoco ci sono moglie e figlioletta del soldatissimo. DP chiede a Cable di mettere in pausa la sua sete di vendetta nera e dargli la possibilità di riportare il giovane al bene prima che questi commetta il primo omicidio. Impazza una battaglia precognitiva che si conclude con le classiche gag tirate allo sfinimento tanto apprezzate da Reynolds. Il futuro è salvo e il concetto di famiglia disfunzionale trionfa.

Cosa ci aspettavamo da questo sequel? La formula collaudata nel primo film, potenziata in tutti i reparti — e cosi è stato. Deadpool 2 non brilla in freschezza ma regala piacevoli performance da parte di un cast ispirato, buone scene d'azione, qualche trovata interessante, e la solita ironia becero-sfacciata che può, a tratti, strappare un sorriso. Se ci sarà una "terza venuta" che sia veramente irriverente.

DEADPOOL 2 — Diretto da David Leitch; soggetto e sceneggiatura di Rhett Reese, Paul Wernick e Ryan Reynolds basate su "Deadpool" di Fabian Nicieza e Rob Liefeld; fotografia: Jonathan Sela; montaggio: Craig Alpert, Elísabet Ronaldsdóttir, Michael McCusker, Dirk Westervelt; musica: Tyler Bates; prodotto da Simon Kinberg, Ryan Reynolds e Lauren Shuler Donner; distribuito da 20th Century Fox

Durata: 119 minuti

Con: Ryan Reynolds (Wade Wilson/Deadpool), Morena Baccarin (Vanessa), Josh Brolin (Cable), T. J. Miller (Weasel), Brianna Hildebrand (Testata Mutante Negasonica), Stefan Kapičić, Andre Tricoteux, T. J. Storm, Greg LaSalle e Glenn Ennis (Piotr Rasputin/Colosso), Leslie Uggams (Blind Al), Karan Soni (Dopinder), Julian Dennison (Russell Collins/Firefist), Zazie Beetz (Domino), Shioli Kutsuna (Yukio), Rob Delaney (Peter), Terry Crews (Bedlam), Lewis Tan (Shatterstar), Bill Skarsgård (Zeitgeist), Brad Pitt (Vanisher)

20 febbraio 2018

Dave Cockrum è la cianografia, l'origine del tutto: come nascono Tempesta e Nightcrawler


Dave Cockrum – autoritratto con figli, 1995

Quando Giant Size X-Men #1 uscì nel 1975, personaggi ascrivibili all'olimpo supereroistico come Wolverine erano dei semplici panchinari da usare nelle amichevoli estive. Ben prima del boom di vendite degli anni '90, della serie animata e del successo dei film di Singer, investire sugli X-Men era tutt'altro che proficuo. Per cinque anni la testata The X-Men (poi rinominata Uncanny X-Men) smise di ospitare storie originali, pubblicando le ristampe del periodo Lee, Kirby e Thomas.

Il rilancio mutante venne affidato a Lew Wein e Dave Cockrum, entrambi ex-DC, che introdussero un cast di mutanti dal gusto internazionale, dal design ardito, figlio di un momento florido e sperimentale nell'ambiente fumettistico dell'epoca. In questo nuovo team di X-Men spiccavano per impatto visivo Tempesta e Nightcrawler e oggi vogliamo raccontarvi le loro travagliate origini.



La Legione dei Super-Eroi e il suo gruppo spalla: gli Outsiders

L'impatto di Dave Cockrum alla DC fu, per quanto breve, enorme; l'artista rimase solo due anni alla Distinta Concorrenza (prima di essere ingaggiato dalla scaltra Marvel) ma il suo restyling della Legione di Super-Eroi sulle pagine di Superboy generò, oltre a vari successi, una miriade di personaggi scartati, poi utilizzati su altri progetti. Tra questi ci sono Quetzal, Nightcrawler, Trio e Typhoon, inizialmente concepiti come nuovo asset della variegata Legione, poi dei panchinari Outsiders, infine rimasti nel blocco da disegno di Cockrum poiché ritenuti troppo particolari dai poco lungimiranti editor DC.

Evoluzione di una dea

L'evoluzione, concetto fondamentale nell'universo mutante, è parte integrante delle origini di Tempesta. Durante la creazione dgli all new, all different X-Men, Cockrum riprese alcune idee del periodo da disegnatore della Legione, incorporando elementi di Quetzal, Trio e Typhoon alla mutante Black Cat, proto-Tempesta dai poteri felini. L'unione di questi elementi diede vita alla Ororo Munroe apparsa su Giant Size X-Men #1.



Quetzal + Black Cat + Trio + poteri di Typhoon = Storm

Start with the face of Quetzal to get to Black Cat. Change the powers to those of Typhoon, tweak the costume with some elements from Trio and voilà! You now have Storm!

La forza visiva delle creazioni di Cockrum non perde certo di efficacia col passare degli anni; parti del costume di Tempesta, come la tiara e la mantellina, pur mantenendo un forte legame con la Bronze Age, vengono riutilizzati nel tempo fino alle apparizioni contemporanee, e identificano il personaggio anche in altre forme di intrattenimento. Un esempio? Il costume scelto per la dea africana nel videogioco Marvel vs. Capcom 3 [del quale abbiamo un contributo video].



"Madonna, sto tutto intifonito"

Da figlio degli inferi a servo del Signore

Dave Cockrum ha raccontato in diverse interviste della sua permanenza a Guam, nel Pacifico Occidentale, dove, verso il finire degli anni '60, lavorava come sottoufficiale presso la marina americana. Una notte di forte tempesta, per tenersi occupato e non soccombere alla paura, Cockrum prese carta e penna e ideò due personaggi: il primo era un incrocio tra Batman e il Punitore chiamato Intruder e il secondo era la sua spalla, tale Nightcrawler, vero e proprio demonietto in fuga dagli inferi, capace di compiere qualsivoglia nefandezza.

Salto temporale: qualche anno dopo le avventure tropicali a Guam, Cockrum propose l'utilizzo di Nightcrawler all'interno della sopracitata run sulla Legione dei Super-Eroi. Scartato dagli editor DC per le sue origini non adatte a un pubblico tradizionalista, il buon Dave fu ben felice di ripescare il personaggio, aggiornarlo e metterlo, insieme a Tempesta, Wolverine, Colosso, Banshee, Thunderbird e Sole Ardente, tra le fila dei nuovi, differenti X-Men.



Muso lungo @ DC ⭢ sorriso magico @ Marvel

Per i curiosi e gli amanti dell'elfo blu abbiamo tradotto un primordiale ritratto di Nightcrawler direttamente dalle pagine di uno dei famosi sketchbook di Cockrum:

NIGHTCRAWLER:

Alieno, proveniente da una dimensione parallela. Vero nome: Baalshazzar. La sua specie ha dato origine alle leggende su demoni e altre creature sovrannaturali. Quando in antichità gli stregoni e i maghi della terra utilizzavano gli incantesimi per evocare i demoni in realtà aprivano dei portali sulla dimensione di Nightcrawler.

Poteri: agilità e forza sovrumani. Visione notturna. Si mimetizza nelle ombre. Ama l'oscurità, è molto affine a Shadow Lass [ndr: personaggio della Legione dei Super-Eroi] per la sua abilità di creare campi oscuri e controllare le ombre. Può attaccarsi alle pareti e al soffitto. Ulula alla luna, durante i pedinamenti e le battaglie urla come una bestia ultraterrena. Natura animalesca; può essere molto selvaggio, subdolo e infingardo.

Paradosso vivente in quanto possiede l'attitudine e la personalità marcia di un villain scegliendo comunque di seguire la legge. Può sparire e riapparire in un'esplosione di fuoco e zolfo con fare demoniaco, ma limita questi spostamenti a causa dell'elevato consumo di energia. Ha un senso dell'umorismo distorto; troverebbe un camion carico di bambini morti totalmente divertente. Quando parla le "S" sono pronunciate molto sssssibilate [nota aggiunta a mano da Cockrum].

20 dicembre 2017

X-MEN: GRAND DESIGN — Silver Age ma con un twist

Esce oggi per il mercato americano il primo numero di X-MEN: GRAND DESIGN, ardimentoso progetto che concentra 40 anni di storie mutanti, condensate e remixate dal bravo Ed Piskor, autore di Hip Hop Family Tree — acclamata serie dedicata alle origini della cultura hip hop.

Saranno sei gli albi scritti, disegnati, inchiostrati, colorati e letterati da Piskor; ognuno racconterà una decade di avventure del Professor X e dei suoi allievi.

Tre sono gli archi narrativi, chiamati rispettivamente X-MEN: GRAND DESIGN, X-MEN: GRAND DESIGN SECOND GENESIS e X-MEN: GRAND DESIGN X-TINCTION. Trattandosi di una one man band, i tempi di pubblicazione della serie saranno abbastanza dilatati con uscite dipanate in un periodo di due/tre anni.

Il secondo albo potrà essere letto a gennaio 2018 e completerà il primo story-arc, mentre il terzo e il quarto albo usciranno negli Stati Uniti la prossima estate.

In principio fu il Sub-Mariner

Quello che rende davvero interessante questa rilettura di 40 anni di storie mutanti è l'introduzione retroattiva di alcuni eventi e fatti non presenti nelle pagine originali, con lo scopo di formare un universo più coeso e facile da digerire. La lettura non risulta mai ostica pur considerando la mole di albi compressi in poche tavole.

In questo primo numero non c'è l'intenzione di ripercorrere pedissequamente le vicende di X-Men #1 di Stan Lee e Jack Kirby; Piskor parte da Namor, riprende una vecchia storia dei primi anni '40 — in cui il borioso principe di Atlantide devasta New York con una colossale onda — e fa due più due: se Namor è considerato il primo mutante, saranno le sue disastrose azioni a dare origine alla paura e al disprezzo verso tutti i portatori del gene X.



"Tutta questa continuity mi provoca dei gran mal di testa"

Più di un filtro mezzetinte hipsterino

La cura maniacale che si cela dietro la creazione di X-MEN: GRAND DESIGN è ammirevole: disegni ipercinetici ispirati all'arte di Crumb, Everett e Kirby, retini tipografici, impaginazione e note finali; tutto è un grande tributo alla Silver Age dei supereroi.

Ed Piskor rende omaggio ai grandi del passato producendo un albo tutt'altro che datato. Il suo modo di comporre le tavole conferisce una veste moderna a dinamiche prettamente classiche.

UPDATE: i primi due numeri di X-MEN: GRAND DESIGN verranno raccolti in un volume brossurato di 120 pagine, arricchito da X-Men #1 e da alcune pin-up classiche (tutto ricolorato per l'occasione da Piskor). Il formato sarà lo stesso usato per Hip Hop Family Tree (23.4 x 33 cm) e uscirà ad aprile 2018. Qui in basso la versione italiana del volume.



X-MEN GRAND DESIGN VOL 1
di Ed Piskor


Lingua: Italiano
Cartonato: 120 pagine
Prezzo: € 20,90
Editore: Panini Comics

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24 agosto 2016

Cavalieri di Madripoor

Uncanny X-Men #286 «Madripoor, tarda estate 1941...»

Così inizia la nostra storia preferita del frenetico periodo Claremont/Lee sulla testata mutante ammiraglia; scelta imperativa visto il cocktail esplosivo di violenza, atmosfere pulp, una buona dose di machismo neanche troppo tossico, nazisti monodimensionali e ninja sovrannaturali.

In quegli anni gli X-Men, intesi come gruppo, erano totalmente allo sbando e su Uncanny venivano narrate le vicende dei singoli mutanti sparsi in differenti località del globo, alle prese con una nuova vita. Secondo le idee originali di Claremont, sarebbe spettato a Wolverine, Jubilee e Psylocke rimettere in piedi la squadra e ritrovare i compagni, dopo la scomparsa di questi all'interno del Seggio Periglioso per evitare l'agguato mortale dei Reaver in Australia [ndr: vicende accadute in originale su Uncanny X-Men #251 e da noi su Gli Incredibili X-Men #41].

Questo numero in particolare ci porta a Madripoor, isola fittizia del sud-est asiatico, una specie di Singapore futuristica, mostrandoci il primo incontro tra un giovane, inesperto Steve Rogers e un vivace Logan pre-adamantio, qui in veste di sprezzante canaglia dal cuore d'oro – un antieroe vecchio stampo di quelli che tanto piacciono a Claremont, tant'è che il suo abbigliamento rende omaggio a un famoso archeologo del cinema d'avventura, che a sua volta si rifà ai personaggi iconici portati sul grande schermo da Humphrey Bogart e Charlton Heston.


Dobbs, Indiana Jones, Logan
Vedere alla voce: "INSTANT CLASSIC"

Madripoor Knights, pubblicata in originale nel settembre del 1990, si sviluppa su due linee temporali: quella presente con Wolverine, Psylocke e Jubilee, già in Asia da alcuni numeri di Uncanny X-Men e quella del secondo conflitto mondiale; a fare da trait d'union tra le due epoche è il legame affettivo tra Natasha Romanoff aka la Vedova Nera e il buon vecchio Logan. Nel 1941 Cap non è ancora la laggenda del cazzotto a Hitler e il nostro irsuto canadese preferito è un semplice attaccabrighe da bar – i due, così diversi nel modo di agire, uniscono le forze per salvare la piccola Natalia Romanova, nome originale della Vedova, dalla setta di ninja occulti della Mano.

Quarantanove anni dopo troviamo una situazione molto simile: nei bassifondi di Madripoor un'adulta Natasha Romanoff si scontra coi viscidi genin della Mano mentre indaga su una possibile connessione tra i Fenris e Matsu'o Tsurayaba per conto di Nick Fury; messa alle strette, ferita e fieramente pronta a una morte violenta, viene invece tratta in salvo dai tre X-Men sopracitati che annientano gli assalitori col solito fare spettacolare. Divertente notare come gli sgherri della Mano, visti per la prima volta sulle pagine di Daredevil #174 a opera di Frank Miller, una volta abbattuti hanno la peculiarità di dissolversi in melma putrescente, come ci ricorda Claremont attraverso i commenti dell'irriverente Jubilee.


Uncanny X-Men #268
Tanto per alimentare le dicerie che una volta morti gli asiatici spariscono

Dopo tandem leggendari con John Byrne, John Romita Jr. e Marc Silvestri, la densa prosa dello scrittore britannico cementa il sodalizio con le matite di un Jim Lee sempre più libero dalle ingrombranti influenze del sopracitato Miller e di Neal Adams; l'artista sudcoreano è qui padrone assoluto degli ipercinetici layout, coadiuvato dal fedele Scott Williams alle chine. Impreziosiscono le tavole i retini utilizzati per dare spessore alla tuta griga della Vedova e gli innumerevoli dettagli inseriti da Lee, quasi a rendere le vingette dei set cinematografici.

Tornando alla Madripoor del 1941 scopriamo che un gruppo di nazisti guidati dal Barone von Strucker tiene prigioniera la piccola sovietica. Gira male per i buoni: Logan viene dato per morto dopo un nobile gesto di estrazione non proprio furtivo e Steve Rogers, da buon ragazzone smaliziato e boccalone qual è, si dirige al consolato U.S.A. finendo direttamente in trappola e riconsegnando la futura Vedova Nera alle grinfie nemiche. I funzionari americani sono infatti in combutta col Reich, a sua volta alleato della Mano.


Uncanny X-Men #268
Al posto di una sibilante frusta dei solidi bastoni in rattan filippino

Quando il jonin della Mano dà inizio al mistico rituale atto a rendere la giovane Natasha una micidiale assassina da controllare a piacimento, spetta ovviamente al redivivo Logan salvare baracca e burattini sul finale di questo rocambolesco primo incontro cronologico tra Wolverine, Capitan America e la Vedova Nera; esaltante operazione flashback, apripista per tantissime storie che sfrutteranno la stessa struttura.


UPDATE: potete leggere Cavalieri di Madripoor in italiano recuperando Gli Incredibili X-Men #45 di Star Comics, in formato ridotto su I Classici del Fumetto di Repubblica #12 oppure sul gigantesco X-Men by Chris Claremont & Jim Lee Omnibus Vol. 1, appena rilasciato da Panini Comics (che ricordiamo non ci paga) contenente i volumi Uncanny X-Men #244-269, X-Men Annual #13 e Classic X-Men #39; oltre a Claremont e Lee presenti anche Marc Silvestri, Ann Nocenti, Terry Austin, Rick Leonardi, Rob Liefeld, Scott Williams e Whilce Portacio.



X-MEN OMNIBUS 1
di Chris Claremont, Jim Lee, Marc Silvestri


Lingua: Italiano
Cartonato: 720 pagine
Prezzo: € 77.00
Editore: Panini Comics

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15 febbraio 2016

Deadpool — Recensione

Attenzione: la seguente recensione contiene spoiler, nonché il faccione di Rob Liefeld in chiusura.



Deadpool: un film d'amore più convincente di The Notebook

Wade Wilson è un ex-berretto verde reinventatosi mercenario pronto ad accettare qualsiasi incarico, anche salvare una teenager dal suo stalker coi capelli unti. La sera si trastulla in un bar che ricorda un set di Shameless frequentato da assassini e altri professionisti del settore. Tra un bicchierino e una scazzottata, Wade incontra la frizzante prostituta Vanessa; i due si innamorano perdutamente, vivono un anno di intensa passione, citazioni sulla cultura pop e risatine sceme: decidono quindi di sposarsi.

Non fosse che dopo l'ennesimo sospiro d'amore Wade stramazza al suolo, va dal medico e scopre di avere un cancro terminale — fine del sogno. Per sfuggire alla nera mietitrice, il bel mercenario accetta quindi la proposta del solito tipo poco raccomandabile e si sottopone a un esperimento loschissimo da ricerca sul deep web che gli conferisce un fattore rigenerante ma lo lascia terribilmente sfigurato e consapevole che non potrà più vivere una vita normale con la sua amata.



Chiappe d'acciaio, ne voglio un paio

Quella che avete appena letto è la simpatica premessa di Deadpool — pellicola con un arco narrativo semplicissimo farcito di gag a sfondo sessuale, battutine spinte e tanti arti smembrati a giustificare l'assegnazione della lettera R dell'infame sistema di valutazione filmico americano (solo per ragazzini accompagnati da un adulto e per adulti con l'umorismo di un ragazzino). L'estremamente tenace Ryan Reynolds si è battuto diversi anni per portare in sala una versione fedele al Deadpool dei fumetti, sfondamento della quarta parete compreso, riuscendo finalmente nell'impresa grazie anche al promettente regista/supervisore agli effetti speciali Tim Miller, qui al suo primo lungometraggio.

Va però sottolineato che parolacce, sangue, qualche culo e tutte quelle situazioni impossibili da inserire in altri film Marvel perché troppo forti per il target di riferimento, non sono gli ingredienti che mettono Deadpool su un piano più alto rispetto a un moderno cinecomic qualsiasi, ma fungono da vero e proprio traino ad una storia che nell'estrema linearità trova il suo punto di forza.

Funziona bene il resto del cast formato da un meraviglioso Piotr Rasputin aka Colosso, realizzato interamente in CGI — le scene più divertenti del film sono proprio quelle che lo vedono coinvolto; Blind Al, coriacea vecchietta e coinquilina del Nostro; Dopinder, fedele tassista impacciato; Angel Dust, possente esecutrice dalla pizza facile e Ajax, nemico finale col nome di battesimo ridicolo. Piacevole la presenza di un personaggio minore pescato direttamente dalle pagine degli X-Men di Morrison e Quitely: la spigolosa adolescente Testata Mutante Negasonica. Nota di merito al reparto costumi per il lavoro egregio fatto sul completino scarlatto del protagonista, curato in ogni dettaglio, occhi bianchi compresi, e sull'uniforme classica nero-gialla degli studenti di Xavier.



Daddy is super proud

In definitiva, Deadpool è una bella e genuina storia d'amore, come lo è quella tra Reynolds e il Merc with a Mouth creato da Rob Liefeld e Fabian Nicieza nel 1991. Una produzione solida su tutti i fronti, con il cameo di Stan Lee più azzeccato (qui in veste di maestro di cerimonie in uno strip club) e una divertente scena post-titoli di coda, omaggio a Una pazza giornata di vacanza. Il timido budget di 58 milioni di dollari ha permesso quell'auotonomia che serviva a un progetto così borderline e i risultati enormi al botteghino sembrano apprezzarne lo sforzo mettendo un sequel in cantiere. Ora che il vaso di Pandora è stato scoperchiato siamo curiosi di sapere se Deadpool farà da apripista a un filone di cinefumetti un pelino più coraggiosi e meno posticci.



DEADPOOL — Diretto da Tim Miller; sceneggiatura di Rhett Reese e Paul Wernick basata su "Deadpool" di Fabian Nicieza e Rob Liefeld; fotografia: Ken Seng; montaggio: Julian Clarke; musica: Tom Holkenborg; prodotto da Simon Kinberg, Ryan Reynolds e Lauren Shuler Donner; distribuito da 20th Century Fox

Durata: 108 minuti

Con: Ryan Reynolds (Wade Wilson/Deadpool), Morena Baccarin (Vanessa), Ed Skrein (Francis Freeman/Ajax), T. J. Miller (Weasel), Gina Carano (Angel Dust), Brianna Hildebrand (Testata Mutante Negasonica), Stefan Kapičić, Andre Tricoteux, T. J. Storm, Greg LaSalle e Glenn Ennis (Piotr Rasputin/Colosso), Leslie Uggams (Blind Al)

6 gennaio 2016

X-Men: Danger Room Protocols — Tanto amore per i pixel e lo spandex

X-Men: Danger Room Protocols è una serie fan-made interamente prodotta dall'animatore e art director canadese Joel Furtado. Un bellissimo tributo agli X-Men degli anni '90, in particolare alla famosa serie animata e ai picchiaduro Capcom. La qualità è elevata: modelli digitali processati in cel shading, ai quali sono applicate delle texture che simulano l'estetica di un videogioco arcade dell'epoca.

Un progetto che vanta ben 18 episodi, visionabili a breve sul canale Youtube di Furtado. Vediamo quanto resiste prima che gli avvocati della Marvel se ne accorgano. Qui maggiori dettagli sulla serie con una breve intervista al creatore.

UPDATE: come previsto, la Marvel ha tuonato e la seria è stata fermata sul nascere.

5 agosto 2015

Vitamorte III

Seconda metà degli anni '80.

Barry Windsor-Smith ha un'idea per una storiella di 22 pagine con protagonista Tempesta che vuole scrivere e illustrare in totale libertà.

Si tratta di Vitamorte III.


Adastra in Africa
"La Dea"

Chris Claremont, dopo il successo di Lifedeath e Lifedeath II si aspetta di concludere la trilogia iniziata sulle pagine di Uncanny X-Men #186 insieme a BWS. Quest'ultimo si rende conto che i testi verbosi di Claremont mal si sposano col suo storytelling e decide di sviluppare da solo Lifedeath III facendo tornare Ororo in quella parte di Africa tormentata dalla fame. La Marvel ha bisogno di avventure filler da inserire sulla testata mutante ammiraglia e asseconda le intenzioni dell'autore.

Sulle pagine di una rivista dell'epoca, Amazing Heroes #188, BWS afferma questo:

Amazing Heroes: [...] one more question about Lifedeath. Did you write the first two chapters?

Windsor-Smith: No, that was a collaboration between Chris Claremont and me.

Amazing Heroes: But the third one is all your material?

Windsor-Smith: Yeah.

Yeah.

Barry Windsor-Smith rimane vittima di un incidente stradale che lo esclude per mesi dalla scena, lasciando a metà tutto il lavoro fatto fino a quel momento (tra cui c'e anche il seminale Weapon X, poi ultimato e pubblicato su Marvel Comics Presents). Passato il periodo di convalescenza torna su Lifedeath trasformando quell'iniziale storiella riempitiva in una più corposa di 48 pagine. La Marvel non vuole più pubblicarla.

1991.

Lifedeath III viene rifiutata perché considerata apologia al suicidio, BWS irride la stoltezza dei dirigenti Marvel e si tiene le tavole inchiostrate nel cassetto. Gli anni passano, diventa direttore creativo della Valiant, si affaccia per errore al mondo Image, pubblica con Dark Horse la serie antologica Storyteller e torna a farsi i fatti suoi.

1999.

BWS ricicla quella storia di 48 pagine mettendoci dentro un personaggio apparso proprio su Storyteller — nasce Adastra in Africa. La principessa Adastra parla, agisce, respira come Tempesta perché, di fatto, è la Tempesta di Vitamorte.

Adastra in Africa viene pubblicato da Fantagraphics Books.
L'edizione italiana è curata da Kappa Edizioni.



Tempesta Adastra in Africa

They said the story promoted suicide […] What are they, a bunch of kids? If you don’t get that out of reading the story then eat shit! D’you think any one of those tribal people even gave a thought to personal sacrifice being suicide? Even while they were starving to death, y’know? Shit! This’s biblical stuff — it’s got depth. It’s the, y’know, (twiddling fingers for « quotes ») «final sacrifice».

Adastra in Africa Q&A



ADASTRA IN AFRICA
di Barry Windsor-Smith


Lingua: Italiano
Copertina rigida: 52 pagine
Prezzo: € 13.50
Editore: Kappa Edizoni

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2 maggio 2014

Bob Hoskins: il Wolverine in carne e ossa che ci sarebbe piaciuto

Bob Hoskins è stato un grande attore, un caratterista versatile, uno con la faccia impunita che non scordi facilmente. Tutto questo Chris Claremont lo sapeva bene, quando pensò a lui per il ruolo di Wolverine nel film mai prodotto degli X-Men.

James Cameron, oltre ad aver quasi diretto Spider-Man, ha quasi prodotto un adattamento cinematografico degli X-Men, scritto da Claremont e sfumato proprio a causa delle infinite vicissitudini legate al film sull'arrampicamuri, con Hoskins nei panni del burbero e tarchiato Wolverine. Un ritratto che vorremmo vedere sul grande schermo per il post-Jackman.

Qui l'articolo completo.

29 aprile 2014

X-TREAM: il migliore dei Summers


"IT'S SUCH A GOOD VIBRATION"

Lo sapevate che all'inizio degli anni '90 il singolo Good Vibrations di Marky Mark and the Funky Bunch si è piazzato al primo posto nella hit parade della Repubblica di San Marino e che il terzo fratello Summers doveva essere un tizio ultra tamarro chiamato X-Tream?

Ibrido umano/Shi’ar, col potere mutante di incendiare gli elettroliti nel sangue ossigenato e di far bruciare un corpo dall'interno attraverso una ferita (sinceri complimenti a chi ci ha pensato), X-Tream/Adam X, fa la sua prima apparizione su X-Force Annual #2 armato di katana e berretto da baseball girato al contrario, impegnato a menare Cable, Shatterstar e soci.


The character WAS created to be the 3rd brother, but once I left the x-books, the following writers/editors chose to ignore the sub-plot (which is their call to make). The good news is that no writer/editor contradicted the storyline plans I had, so maybe someday I could still pick it up. — Fabian


Nella mente del suo creatore Fabian Nicieza, di cui sopra un intervento recente pescato su un forum di nostalgici, X-Tream si sarebbe rivelato il più giovane fratello di Ciclope e Havok, figlio dell'imperatore alieno D'Ken e di Katherine Summers, resa schiava e amante del laido Shi’ar. Sulle successive pagine di X-Men (volume due) #39 Adam salva la vita a nonno Summers in una storia tenerona che fa intuire un certo legame con la famiglia. Succede poi che Nicieza viene silurato dalle testate mutanti, Adam X cade nel dimenticatoio e la storyline del terzo fratello Summers viene reintrodotta anni dopo in Deadly Genesis usando il ben più noioso Vulcan.

Titoli di coda.

18 giugno 2013

Tempesta di Bill Sienkiewicz

Illustrazione di Bill Sienkiewicz.

Oggi vogliamo condividere questo incantevole sketch di Bill Sienkiewicz datato 1987 — una malinconica Tempesta nella sua incarnazione migliore: cresta ribelle e giacca di pelle. Bello il dettaglio dell'orecchino a forma di mascherone africano.

21 maggio 2013

I was made for lovin' you, Dazzler

Il controverso Studio 54 di New York nel 1978. Scatto di Richard Drew.

Il personaggio di Alison Blaire/Dazzler venne creato sul finire degli anni '70 con l'idea di farne sia un'eroina cartacea che un progetto musicale.

La Marvel puntava a collaborare con una casa discografica per produrre in studio dei brani di successo e trovare una performer carismatica per i concerti, così da allargare gli orizzonti dell'intrattenimento e portare nuovo pubblico sulle pagine dei propri albi. L'intesa arrivò dopo un incontro con la Casablanca Records, etichetta newyorkése che annoverava nel suo catalogo Giorgio Moroder, Cher, Lipps Inc., Kiss, Donna Summer e Village People.

Jim Shooter, Tom DeFalco e John Romita Jr. svilupparono origini, poteri e look del personaggio; quest'ultimo, assiduo frequentatore della pista da ballo, diede a Dazzler le fattezze di Grace Jones, che in quel momento storico incarnava l'essenza della "Disco Queen" (nome originale scelto per Dazzler).


La Dazzler originale ispirata a Grace Jones. Illustrazione di John Romita Jr.

I vertici della Casablanca incalzarono con un terzo progetto da affiancare a periodici e vinili — uno special animato di trenta minuti dove far incontrare i cantanti dell'etichetta musicale con gli eroi Marvel; binomio già collaudato sul vendutissimo albo a fumetti del 1977 dedicato ai Kiss.

La storyline dello special a cartoni animati venne scritta in quattro giorni da Jim Shooter e vedeva "Disco Dazzler" (secondo nome scelto per l'eroina mutante), i Vendicatori e l'Uomo Ragno catapultati in una New York di un futuro alternativo nel mezzo di una guerra tra il regno di Cher e quello di Donna Summer. I signori della Casablanca Records alzarono ulteriormente la posta in gioco suggerendo alla Marvel di usare il trattamento di Shooter per farci un lungometraggio live action.

Peccato solo che da lì a breve l'etichetta musicale venne smantellata per problemi finanziari e questo ambizioso universo crossmediale fatto di film e concerti sold out non vide mai luce.


John Buscema col santino di Bo Derek finalizza la splash page di Dazzler #1.
Scatto di Eliot R. Brown.

Dazzler (nome definitivo, semplice e conciso) esordì nel novembre del 1979 sulle pagine di Uncanny X-Men #130 mostrando un drastico redesign, ora molto più simile alla stella hollywoodiana Bo Derek che a Grace Jones. L'intenzione di portare Dazzler al cinema era ancora forte e proprio Bo Derek, approcciata dalla Marvel nei mesi seguenti, sembrava convinta a vestirne i panni, con l'unica condizione di voler essere diretta dal marito John, regista noto per la forte inaffidabilità sul set. Inutile aggiungere che non se ne fece nulla.

Dopo false partenze e apparizioni tutt'altro che memorabili su Amazing Spider-Man e Fantastic Four, Alison Blaire sembrava destinata al limbo. Le cose cambiarono quando Jim Shototer propose ai dirigenti Marvel di far distribuire alcuni albi esclusivamente nelle fumetterie, mercato ancora piccolo ma in notevole crescita, ottenendo il via libera a patto di utilizzare un personaggio minore, così da non inimicarsi gli edicolanti. Shooter scelse Dazzler.

Il primo numero di Dazzler uscì nel marzo del 1981 per il solo circuito delle fumetterie, vendendo più di 400.000 copie — un primato assoluto.

10 ottobre 2012

Uncanny X-Force aka Puck e le sue donne

Un altro albo Marvel NOW! che ci ha incuriositi, stavolta non tanto per i nomi coinvolti, Sam Humphries ai testi e Ron Garney alle matite, quanto per l'insolita formazione che vede tra le sua fila Puck, Spirale e (il clone doppia X di) Fantomex. Bello anche il nuovo design delle uniformi ad opera di Kris Anka.


Illustrazioni di Kris Anka (cliccare sulle immagini per ingrandirle).

28 agosto 2012

Buon compleanno, Jack

Illustrazione di Jack Kirby e Paul Reinman da X-Men #2 (cliccare sull'immagine per ingrandirla).

LUNGA VITA AL RE.

11 agosto 2012

La nuova X-Men Legacy con l'accento scozzese

Legione di Bill Sienkiewicz

Ne saprete sicuramente più di noi sui progetti futuri di Alonso, Quesada e soci che si sviluppano sotto la bandiera Marvel NOW! e che ci lasciano abbastanza indifferenti.

Leggendo articoli qua e , siamo però rimasti colpiti dal progetto X-Men Legacy di Simon Spurrier e Tan Eng Huat, perlomeno nella sua parte estetica. Rispetto al mosciume generale dell'iniziativa NOW! spicca l'illustrazione che promuove il primo numero della suddetta testata; un vero e proprio collage di famose cover d'antan con Legione e il suo immortale hi-top fade protaginsti assoluti.

Entrando nel merito del progetto, Spurrier ci tiene a specificare che il suo Legione avrà un accento scozzese (il figlio di Xavier e Moira MacTaggert è cresciuto sulla fittizia isola Muir a nord delle Highland) ed il tipico humour nero britannico. Il mutante col disturbo dissociativo d'identità sarà affiancato da alcuni comprimari pur non facendo parte di un team nel senso più classico del termine. Tradotto: il team sarà formato dal solo Legione e dalle sue multiple personalità (la buttiamo lì).

Ma proviamo a fare il giochino del riconosci le cover e rimettiamo i pezzi in ordine. In senso orario:

X-Men Legacy #1 Legione da X-Men (Vol 2) #40

Cable da New Mutants #87

Magneto da X-Men (Vol 2) #1

Ciclope da Giant-Size X-Men #1

Wolverine da Wolverine (Vol 1) #1

Il tutto assemblato ad arte da Mike Del Mundo (trovate qui la copertina senza testi). Notevole anche il lavoro del designer e letterista Jared K. Fletcher che ha prodotto loghi e grafiche per tutte le nuove testate mutanti.

Chiudiamo con il resto dei rilanci annunciati: All New X-Men di Bendis ed Immonen, che vede protagonisti i cinque X-Men originali; Uncanny Avengers di Remender e Cassaday e Deadpool di Posehn, Duggan e Moore. Nei prossimi giorni cercheremo di analizzare le testate più interessanti.

5 luglio 2012

Marvel vs. Capcom Origins in arrivo su XBLA e PSN

Marvel vs. Capcom: Origins è una compilation formata da due capisaldi nel genere picchiaduro: Marvel Super Heroes del 1995 e Marvel vs. Capcom: Clash of Super Heroes, uscito due anni dopo.

MSH: il primo titolo segue il plot di Infinity Gauntlet di Starlin, Pérez e Lim, con un roster formato dai più famosi volti Marvel come Capitan America e Iron Man ma anche da personaggi poco mainstream come Cuore Nero/Blackheart e il magnifico Shuma-Gorath, fortemente voluto dai folli sviluppatori di Capcom. Boss finale: quel romantico genocida di Thanos, ovviamente.

MvC: dopo il successo dei precedenti cross-over tra i personaggi Marvel e quelli della saga Street Fighter, Capcom butta nella mischia nomi storici dei suoi franchise come Mega Man, Strider Hiryu e Capitan Commando e inserisce la possibilità di utilizzare gli assist durante i match, tra i quali spiccano l'irriverente Jubilee e l'imponente Sentinel. Per alcuni aspetti il migliore della serie, Marvel vs. Capcom: Clash of Super Heroes è una festa di animazioni fluidissime e mantiene una giocabilità senza pari. Boss finale: il supervillain Onslaught, entità psionica senziente creata dalla coscienza del Professor Xavier e Magneto.

Fedele la riproposizione dei due titoli arcade, aggiornati per essere giocati sui sistemi ad alta definizione, in maniera simile all'operazione fatta con la re-release di Marvel vs. Capcom 2 nel 2009. Se il multiplayer online con stanze da 8 giocatori, il salvataggio dei replay e la "modalità spettatore" sono motivi abbastanza validi per farvi mettere da parte l'emulatore CPS-2, segnatevi la data: 26 settembre su Xbox Live Arcade al costo di 1200 MPS e su PSN a 14,99 euro.

26 aprile 2012

The Super Psyche: Grant Morrison fa il birichino su Playboy

Illustrazione di Frank Quitely per Playboy (cliccare sull'immagine per ingrandirla).

Intervistato da Playboy, per il numero di maggio, Grant Morrison ha fatto un'analisi dei personaggi da lui scritti nel corso degli anni. Dichiarazioni spesso gratuite e provocatorie che non sconvolgeranno i conoscitori dell'irriverente autore scozzese.

Abbiamo tradotto la parte dedicata a Magneto, utilizzato da Morrison alla fine della sua run su New X-Men undici anni or sono.

Morrison: “Magneto è un bastardo, un terrorista. I fan mi hanno odiato perché l'ho trasformato in uno vecchio tossico, in un imbecille. Ha esordito [sulle pagine di X-Men #1] come questa sorta di spietato, ghignante terrorista, così ho pensato: è proprio questa la vera natura del personaggio. Claremont ha fatto un gran lavoro negli anni per redimere Magneto, facendolo diventare un nobile antieroe, un sopravvissuto dei campi di concentramento. Sono arrivato io e ho smerdato tutto il lavoro svolto fino a quel momento. Era subito dopo l'undici settembre e mi sono detto: non c'è nulla di fottutamente nobile nel terrorismo.”

Qui potete leggere l'articolo completo, da consultare in totale sicurezza in ufficio, in luoghi pubblici, a casa.

26 maggio 2011

X-Men 12″ Remix

Dai Teen Titans in versione Breakfast Club ad Elektra in stile Flashdance, Cliff Chiang si diverte a ricreare le copertine dei suoi album musicali preferiti degli anni '80, inserendoci i personaggi dei fumetti. Nelle sue recenti illustrazioni c'è anche l'amata Ororo con la cresta in posa come Janet Jackson.


Chiang dev'essere un fan di John Hughes visto che è partito da Pretty in Pink per disegnare la colonna sonora del triangolo amoroso tra Scott, Jean e Logan. Trovate tutte le cover reinterpretate qui.